Per comprendere a fondo cosa sia la Direttiva Solvency II, bisogna aver chiaro che un contratto di assicurazione si fonda su una promessa: quella di restituire nel futuro, sotto forma di un capitale o di un servizio, i soldi ricevuti dal cliente (c.d. Premio) al momento della sottoscrizione della polizza. In attesa di mantenere quella promessa, le Compagnie di Assicurazione investono le risorse ricevute, per preservarne e accrescerne il valore.
 

Per ridurre le situazioni di rischio insito in queste operazioni economiche, il sistema europeo ha imposto alle Compagnie d'Assicurazione, in tutti i Paesi, di dotarsi di specifiche riserve per far fronte agli impegni assunti: Solvency II, ha così introdotto il Requisito Patrimoniale di Solvibilità che rappresenta la descrizione dell'ulteriore disponibilità di fondi per l'impresa, non destinati alla copertura di specifici impegni, ma che ha la funzione di cuscinetto di sicurezza (c.d. margine di solvibilità), idonea a soddisfare le obbligazioni future anche a fronte di difficoltà economiche sopravvenute della Compagnia.
 

Il margine di solvibilità è quindi una garanzia per tutti i clienti che decidono di assicurarsi, perché rappresenta la stabilità e la robustezza della Compagnia. Il margine di solvibilità viene calcolato secondo regole che cambiano a seconda dell’attività svolta dalla Compagnia Assicuratrice (vita o danni) ed è informazione fondamentale perché testimonia, assieme alle riserve accantonate per adempiere agli impegni futuri della Società, l’affidabilità della Compagnia.
 

La Direttiva Solvency II e il Regolamento Delegato 2015/35, introducono anche l'obbligo per le Compagnie di Assicurazione, di pubblicare, a partire dall'esercizio del 2016, una Relazione relativa alla solvibilità e alla condizione finanziaria che descrive nel dettaglio tutte le attività poste in essere a garanzia delle somme investite.
 

Se tutto questo vi sembra ancora difficile da capire, vi invitiamo a leggere la Guida Semplificata di IVASS.